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L’Orecchio di Giano 2022 a VILLA GIULIA
Winterreise / Rousi-Stasevskij 

Concerto n.7 / mercoledì 19 ottobre


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VILLA GIULIA, mercoledì 19 ottobre - ore 17:30 
Winterreise (op.89)

Erik Rousi, basso 
Justas Stasevskij, pianoforte  

musiche di: Franz Schubert [1797-1828]

I quadri di Caspar David Friedrich [1774-1840] pittore tedesco, esponente dell’arte romantica, sono spesso attraversati da pellegrini solitari raffigurati in una natura silente. A uno di questi viaggiatori danno vita il poeta Wilhelm Müller – già autore di "Die schöne Müllerin" – e Franz Schubert, presentandoci in "Winterreise" op. 89 il ’viaggiare’ di un amante respinto. A fianco di questa prima interpretazione, i testi di Müller – poeta cui si è legato spesso l’attributo ’minore’ – riletti oggi con diversa attenzione e collocati nel giusto contesto storico, sembrano suggerire altre connessioni, nuove e impreviste, letterarie, visive, psicologiche, scientifiche, politiche, cui Schubert non era estraneo. Nessun termine utilizzato appare casuale a cominciare da "fremde", prima parola a essere intonata, polisemica (strano, singolare, straniero, ostile) a segnare il carattere e la fatica del ’viaggio d’inverno’ che ci viene proposto. Il ciclo narra dell’estraniamento che segue una relazione amorosa ma i testi manifestano in trama il loro legame profondo con la storia culturale e politica di un Paese. Per esempio Il tiglio è sì Lied del rimpianto amoroso – Vieni da me, mio caro, trova riposo qui! – Werther vede sparire Carlotta fra i tigli – ma l’allusione politica a quella pianta sotto cui gli antichi Germani amministravano la giustizia e tenevano assemblea, traspare nostalgicamente. L’ultimo Lied, "Il suonatore d’organetto" – musico che nessuno ascolta, il cui piattino rimane vuoto, inseguito dal ringhiare dei cani – al suo spegnersi viene spesso accolto da un silenzio religioso a sottolineare l’emozione del viaggio, emozione che può sommergerci poiché solo il silenzio rimane dopo il mirabile canto che Schubert, in questo suo capo d’opera, ha fatto intonare a un derelitto che ha perso tutto, tranne il coraggio di soffrire.