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L’Orecchio di Giano 2021 a VILLA GIULIA
Quo vadis / A. Coppola

> RINVIATO

Concerto n.5 / sabato 31 luglio

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VILLA GIULIA, sabato 3 luglio - ore 20:30  > RINVIATO
Quo vadis
film storico (1924)

Produzione italo tedesca : Cines/Unione Cinematografica Italiana
Sceneggiatura : Gabriellino d’Annunzio (dal romanzo "Quo vadis?" di Henryk Sienkiewicz)
Regia : Georg Jacoby, Gabriellino d’Annunzio
Cast : Emil Jannings, Andrea Habay, Raimondo van Riel, Gino Viotti, Elga Brink, Alphonse Fryland, Lilian Hall-Davis, Bruto Castellani, Lucia Zanussi, Elena Sangro
Fotografia : Kurt Courant, Giovanni Vitrotti, Alfredo Donelli
Musiche originali dal vivo di : Antonio Coppola (Prima assoluta) 
   
si ringrazia la Cineteca Comunale di Bologna


Quo vadis, con la nuova colonna sonora commissionata ad Antonio Coppola ed eseguita dal vivo dallo stesso compositore, è un sontuoso Kolossal che offre lo spunto a riflessioni su Arte e Archeologia.
Film muto di Georg Jakoby e Gabriellino D’Annunzio (1924), terzo di un gruppo di sei film che hanno tratto il soggetto dall’omonimo celebre romanzo di Henryk Sienkiewicz (1846-1916), è ambientato nella Roma imperiale del I secolo. La vicenda narra dell’amore tra un tribuno romano e una giovane cristiana e del loro coinvolgimento nelle persecuzioni che Nerone ispirò nei confronti della nuova “setta” accusandola di aver incendiato Roma, misfatto di cui egli era autore. Il successo incontrato dalla versione di Quo vadis realizzata da Guazzoni nel 1913 spinse l’Unione Cinematografica Italiana, la più grande società di produzione europea del tempo, alla realizzazio- ne di questo sontuoso kolossal affidando la regia al tedesco Georg Jakoby e all’italiano Gabriellino D’Annunzio, con l’operatore fotografico anche lui tedesco e un cast internazionale. Seppure in una dimensione imponente caratterizzata da scene, costumi, ricostruzioni architettoniche, tecniche d’inquadratura notevoli (ottimi i campi lungi e angolati), il lavoro accantona il soggetto reale e sfrutta con prevalenza le figure forti, l’innalzamento “divinatorio” della romanità, l’impellente bisogno di mostrare al mondo che la maniera di fare cinema è cambiata (con qualche seno nudo di passaggio). Costò circa un milione di lire, una cifra consistente per quei tempi, e, purtroppo, costituì un clamoroso insuccesso commerciale. Per l’avvio promozionale il film puntò molto sul fatto mai verificato che una comparsa, tale Augusto Palombi, cui oggi concediamo un minuto di notorietà, durante le riprese sarebbe stata divorata realmente da un leone. 

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