Concerto n.3 / giovedì 17 settembre, ore 19:00
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VILLA LANTE, giovedì 17 settembre, ore 19:00
Viva Vivaldi - ritmo, virtuosismo & follia
Barocco Italiano
Stefano Bagliano, flauto dolce
Carlo Lazzaroni, violino
Claude Hauri, violoncello
Corrado Greco, Clavicembalo
musiche di : Antonio Vivaldi e Giuseppe Tartini
Nasce un nuovo gruppo: Barocco italiano. Un ensemble di recente costituzione che riunisce musicisti virtuosi, da molti anni protagonisti sulla scena internazionale della musica antica, da camera e contemporanea, e che L’Orecchio di Giano presenta nel primo dei suoi concerti in giardino a Villa Lante al Gianicolo.
Con il Vivaldi da camera project Barocco italiano ha suscitato un notevole interesse internazionale valorizzando quelle composizioni per piccoli organici, molto richieste in epoca barocca in tutta Europa, nelle quali Antonio Vivaldi fu sperimentatore e maestro tanto nel far emergere il virtuosismo e il timbro dei singoli strumenti nei “solo”, quanto, nei “tutti”, utilizzando le molteplici possibilità esecutive e i contrasti timbrici e nel far “sentire” l’orchestra, che non c’è!
Nel concerto anche un omaggio a Giuseppe Tartini, uno dei più grandi violinisti del Settecento, nel 250° anniversario della morte.
PROGRAMMA
Antonio Vivaldi [1678-1741]
- Concerto da camera in Sol minore RV 106
per flauto, violino, violoncello e Bc (allegro-largo-allegro) Giuseppe Tartini [1692-1770]
- Sonata in Sol per violino “Senza di te mia cara”
(siciliana-menuet-allegro-andante)
Antonio Vivaldi
- Concerto da camera in Fa RV 100
per flauto, violino, violoncello e Bc (allegro-largo-allegro) - Concerto da camera [versione in Do] RV 92
per flauto, violino e violoncello (allegro-largo-allegro)
- Sonata in Do minore RV 83
per violino, violoncello e Bc (allegro-largo-allegro)
- Trio Sonata “La Follia”
[versione in Sol min.] RV 63 per flauto, violino e Bc (Tema con variazioni)
In epoca barocca, negli ambienti dove generalmente si consumava musica, vi era grande richiesta di composizioni eseguibili con piccoli organici e molti compositori italiani corrisposero a queste richieste provenienti da tutta Europa, con opere di altissima qualità. Tra i più ricercati, Antonio Vivaldi (1678-1741) incarna perfettamente questa immagine di “musicista europeo”: compose melodrammi, concerti, musica da camera superando con la sua fama i confini italiani e le sue opere venivano anche trascritte da altri compositori.
Dopo aver assimilato la forma del Concerto, Vivaldi le dette un’impronta più definita componendo moltissimi Concerti con un solista e cominciò ad adattarla anche ad altri organici, come quelli con due o più solisti e orchestra o quello per archi e basso continuo.
Nei brani scelti per il concerto odierno, vediamo come Vivaldi tentò un’ulteriore evoluzione nel Concerto da Camera, ossia il Concerto per solisti senza orchestra. Un tentativo assai ben riuscito, comprovato dalla presenza a Dresda di manoscritti di queste composizioni che testimoniano il successo internazionale anche di questo esperimento formale vivaldiano.
Nel Concerti da camera la scrittura è a tre, quattro o cinque parti e lo schema è perlopiù quello tradizionale del Concerto, con la suddivisione nei tre tempi allegro, adagio, allegro. Grande importanza è rivestita dai contrasti timbrici: tratto fondamentale di queste pagine è infatti l’assiduo inserimento di fiati, soprattutto flauto e fagotto.
Gli interventi solistici sono più frequentemente affidati al flauto, ma spesso anche al violino. Quasi sempre vi è una parte da protagonista riservata anche a uno strumento in tessitura bassa, come il fagotto o il violoncello. In queste composizioni i ritornelli sono eseguiti da tutti gli strumenti mentre i “solo” fanno emergere il virtuosismo e il timbro dei singoli. Qualche volta i ritornelli vengono strutturati come nelle Sonate a tre, così che le opere appartenenti a questo genere si potrebbero collocare a metà strada tra la musica da camera e quella orchestrale.
Altri autori tentarono di conciliare la presenza di pochissimi esecutori con la forma del concerto. Tra questi anche Johann Sebastian Bach (1685-1750) il quale, oltre ad aver trascritto per strumento a tastiera alcuni concerti vivaldiani cercò con il suo Concerto italiano per clavicembalo di riprodurre con un solo strumento – utilizzando tutte le possibilità esecutive – il dialogo di un solista con un immaginario “tutti” orchestrale.
Nel programma anche la celebre Sonata a tre “La Follia” nella quale la struttura melodica del tema di origine portoghese, ripetuto in progressione armonica, consente di realizzare infinite variazioni spesso brillanti e virtuosistiche.
Maria Grazia Liberatoscioli