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L’Orecchio di Giano 2017
Bach e l’Italia.3
Chiara Bertoglio


Concerto n.9 / mercoledì 8 novembre, ore 20:00

Info e TICKETS

Bach e l’Italia.3
musiche di Bach/Vivaldi, Bach/Martucci

Chiara Bertoglio, pianoforte


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Prosegue il percorso dell’Orecchio di Giano e di Chiara Bertoglio, ormai giunto al terzo anno: un’esplorazione dei rapporti fra Bach e l’Italia, che ci ha portati, via via, a studiare l’intenso e costante interesse di Bach verso la musica italiana ed i modelli che essa gli offriva, nonché l’ispirazione che la sua musica ha fornito a molti compositori ed interpreti italiani nei secoli successivi.
Indubbiamente, uno degli italiani cui Bach si volse con maggiore interesse, quasi come ad un maestro a distanza, fu Antonio Vivaldi, geniale creatore di numerosissimi concerti per i più svariati organici. Vivaldi ebbe l’intuizione di adottare ed adattare una forma musicale relativamente semplice sia nella sua scansione in movimenti, sia nella loro articolazione interna, e farne una sorta di matrice creativa. La semplicità stessa di questa matrice divenne il segreto del suo successo: una struttura elementare ma estremamente duttile e flessibile, capace di valorizzare compagini strumentali molto variegate ed ispirazioni affettive assai diverse. Stravinsky ironizzò ferocemente sull’apparente ripetitività del modello vivaldiano, forse non cogliendo (o affettando di non cogliere) come la fiduciosa adozione di una struttura vincente non implicasse minimamente una corrispondente svogliatezza di ispirazione artistica. Il concerto vivaldiano è un pattern efficacissimo, una trama infallibile come i meccanismi di un giallo di Agatha Christie: quello che incanta, anzi, è come tale trama si presti ad infinite variazioni, che sorprendono costantemente con freschezza di inventiva e spontaneità creativa.
Se, perciò, Stravinsky non sembrava apprezzare la forma dei concerti vivaldiani, Johann Sebastian Bach mostrava di ammirarla non solo a parole: le numerose trascrizioni di concerti da originali orchestrali del maestro veneziano a brani per strumento a tastiera solista ne comprovano il fascino e l’interesse artistico e creativo. Le composizioni presentate questa sera, tuttavia, pur essendo in se stesse delle efficacissime trascrizioni “in bianco e nero” dai modelli vivaldiani per ensemble, costituiscono solo una tappa dell’appropriazione creativa che Bach operò su tali modelli: anche i Concerti solistici originali di Bach si ispirano, in modo più o meno diretto, alla medesima forma, e la reinterpretano con il marchio inconfondibile dello stile bachiano. Ancora una volta, una conferma di come la duttilità della forma si sia prestata alle più varie incarnazioni artistiche, anche da parte di un musicista dalla formazione e dallo stile completamente diversi rispetto a quelli di Vivaldi.
Sarebbe tuttavia riduttivo e miope limitare l’orizzonte ispirativo di Bach alla sola Italia: la sua personalità artistica unica lo portò a studiare con grande attenzione tutti i principali stili della sua epoca, spesso molto marcati da caratteristiche, forme e generi nazionali. Molti di questi si rispecchiano, con grande immediatezza, nelle forme della danza, che spesso si suddividono in generi identificati, fin dal nome, con la loro provenienza geografica. Ancora una volta, l’abilità del compositore sta anche nel conciliare la varietà degli stili e delle origini con la forza unificatrice della propria personalità artistica: e ciò si rivela con particolare evidenza nelle Suites, genere molto praticato da Bach. Si tratta, com’è noto, di “infilate” di brani in ritmi di danza, spesso caratterizzati da studiate alternanze di tempi lenti e veloci, ritmi binari e ternari; fra le più celebri, quelle per violoncello solo, quelle per strumento a tastiera (Suites “Inglesi”, Suites “Francesi”) e quelle per orchestra; simili nella sostanza, se non nel nome, le Partite (fra l’altro per strumento a tastiera e per violino solo).
È proprio alle Suites per orchestra che guarda il compositore e pianista italiano Giuseppe Martucci (1856-1909), esponente di spicco della scuola napoletana e di quel movimento di pensiero e di arte che portò – lentamente ma tenacemente – alla diffusione della conoscenza della musica di Bach e di altri compositori tedeschi nell’Italia ottocentesca appassionata di opera e di belcanto. Martucci trascrisse per pianoforte solo tre delle quattro Suites per orchestra di Bach, alcune delle quali aveva anche diretto in diversi concerti pubblici, contribuendo così all’apprezzamento dei capolavori bachiani in un’epoca davvero apostolica e pionieristica. La seconda Suite, che, nell’originale, vede il protagonismo del flauto come strumento solista, viene resa da Martucci in modo molto vario per il pianoforte: alcuni brani sono infatti caratterizzati da una sorta di titanismo espressivo che cerca di imitare sul pianoforte sonorità da organo romantico, imponenti, solenni, e severe; altrove, invece, la tessitura è molto più leggera, i tempi molto più veloci, e si intravede nella trascrizione di Martucci l’intuizione di alcuni principi dell’historically informed performance che si è affermata nella seconda metà del Novecento. Con i suoi aspetti più moderni e con quelli che possono sembrare più controversi alle orecchie di ascoltatori odierni, la Suite di Bach-Martucci si pone come affascinante testimonianza della storia della ricezione bachiana in Italia, come reperto storico di un’interpretazione altrimenti non tramandata, e come affermazione toccante di un’ammirazione profonda ed affettuosa per la musica di Johann Sebastian Bach.


CALENDARIO XVI Stagione


I CONCERTI A VILLA LANTE AL GIANICOLO

Roma, passeggiata del Gianicolo, 10 (bus 870 - 115)

è consigliata la prenotazione/advance booking advise
+39.328.6294500 | info@musicaimmagine.it

biglietti
/tickets :
intero 25,00 € (1 CD MR in omaggio); abbonamento a 10 concerti 120,00 €
porta un giovane alla cultura • ridotto speciale (1 adulto+1 minore) 20,00 €

full price 25,00 € (1 free CD); season ticket (10 concerts) 120,00 €
share culture with a youngster • special reduced rate (1 adult and 1 under 18) 20,00 €