Festival Flatus de Sion (Suisse)
nell’ambito del progetto “La via dell’Anima”
sabato 11 giugno
Abbaye de St Maurice
MOSTRA, ore 18:00
"Ecrire au Moyen-Âge - 11 histoires vraies tirées des archives de l’Abbaye"
PROIEZIONE, ore 19:30
“Santini’s Netzwerk” (con sottotitoli in Francese)
film di Georg Brintrup 85’ (WDR)
domenica 12 giugno
Eglise des Jésuites, ore 19:00
CONCERTO dell’Ensemble Seicentonovecento
Valerio Losito, violino e viola d’amore / Flavio Colusso, clavicembalo
"In Stil Moderno .16"
musiche di Berardi, Castello, Cazzati, Colusso, Corelli
Il titolo è desunto da quello di una antica raccolta di composizioni strumentali di Dario Castello, pubblicata a Venezia nel 1621. Nella enorme quantità di pubblicazioni coeve, molte delle quali con titoli stravaganti e capricciosi, questa di Castello – allora “Capo di Compagnia de Istrumenti” della Basilica di San Marco al tempo del ‘divino’ Claudio Monteverdi – risulta fra le più significative per il portato profetico del ‘programma’ insito nelle intenzioni dell’Autore e, oggi, anche per lo spirito dell’Ensemble Seicentonovecento. Da sempre la ricerca del nuovo è stata fonte di ‘riscoperte’ esemplari e nella trentennale proposta concertistica e discografica dell’Ensemble diretto da Flavio Colusso la ricerca di risonanze fra l’antico e il moderno ha giocato un ruolo primario ed è ancor oggi vivissima, anzi in crescita tanto da poter annoverare numerosi esempi internazionali di emulazioni, filiazioni, contraffazioni, in un contagio culturale che non possiamo non chiamare “scuola di pensiero” – senza sottacere dei paralleli ‘movimenti’ tendenti a riscoprire le persistenze barocche nella cultura contemporanea. Ecco dunque i due interpreti che si cimentano in virtuosistiche composizioni in cui il violino si annoda al Basso continuo: Cazzati, del quale ricorre quest’anno in quarto centenario della nascita, balla; Castello concerta le sue ‘svisate’ col violino come un progenitore della chitarra elettrica; Berardi motteggia sul salir di grado («UT RElevet MIserum FAtum SOLitosque LAbores») le sue Sinfonie dedicate alla “soavità, legiadria e purezza” di una monaca agostiniana virtuosa violinista; e mentre Corelli apre il Settecento romano con la sua nuovissima muta di «Sonate à violino solo», Colusso consegna una nuova partitura ["La viola scarlatta.16", Serenata per per viola d’amore, qui in prima esecuzione] e si interroga sui moti del cuore facendo risuonare sottotraccia il testo dell’omonimo mottetto del grande Maestro dell’Europa musicale Giacomo Carissimi, chiudendo il cerchio del percorso su “La via dell’Anima”.